Fase 2: occorre darsi una mossa!

Fase 2: occorre darsi una mossa!

Giovanni Macrì (Sindaco della Città di Tropea)

18.04.2020

 

Noto con piacere che molti amministratori, Presidenti di Regione in testa, iniziano a spingere, con convinzione, sul pedale della ripartenza. L’idea che non solo di coronavirus, in maniera diretta, si possa morire comincia a fare breccia in una sempre più vasta platea di attori di questa crisi e ad impensierire anche i più accaniti sostenitori della chiusura totale dell’Italia in nome del  dogma: “la salute prima di tutto”. 

Effettivamente, inizia ad avere sempre maggiore credito l’ovvia (evidentemente non per tutti) e corretta considerazione che quello di salute è un concetto molto complesso dipendendo, oltre che dal fattore sanitario in senso stretto, anche da quello economico - perché si soffre anche di fame e di stenti -  e da quello sociale - per l’altrettanta scontata considerazione che si patisce anche per gli squilibri comunitari e per la conseguente violenza che scaturisce facilmente dalla privazione dei beni primari. Violenza, esatto, una violenza difficilmente gestibile, provocata indirettamente dal maledetto COVID-19, che attenta alle fondamenta della società, con il rischio, tutt’altro che remoto, di una compromissione delle regole più elementari della convivenza civile. Per fare un esempio spicciolo: se vengo rapinato, e magari ferito o addirittura ucciso, per strada da un disperato che non sa più cosa dare da mangiare ai propri figli, la mia morte, le mie ferite o le mie semplici sofferenze psichiche saranno formalmente differenti dai danni primariamente cagionati dal Coronavirus ma sostanzialmente, quanto agli esiti, poco cambia. 

Oltre a questi fattori, noti da tempo, ma colpevolmente elusi dai soloni che gestiscono la crisi, v’è un altra componente della salute che inizia a preoccupare molto: la sanità mentale. Da Sindaco ricevo decine di telefonate di persone sull’orlo di una crisi di nervi, telefonate e messaggi preoccupanti che denotano un’apprensione e un disagio  psicofisico tali da poter sfociare in gesti inconsulti. Credo che questa mia personale e sofferta esperienza possa essere confermata da tantissimi altri Sindaci e da chi svolge ruoli di riferimento per la comunità.

Si tratta di un  forte campanello d’allarme che, sommato alle altre, note, pericolosissime criticità, non può più essere eluso. L’essere umano è un animale sociale e questo forzato distanziamento, incompatibile con la sua  natura, non potrà essere sopportato ancora per molto. 

Per queste ragioni, da Sindaco schierato da tempi non sospetti su tali posizioni impopolari, ma che oggi iniziano a guadagnare importanti condivisioni, ribadisco ancora una volta, e oggi con maggiore forza, la necessità di ripartire, con le dovute cautele, ma senza indugiare oltre. Limitatamente al fronte economico sarà necessario attivarsi da subito  autorizzando, per esempio, i titolari di attività commerciali – dagli stabilimenti balneari (ottima l’apertura della Regione Calabria), ai negozi, ai bar, ai ristoranti... – ad effettuare  i necessari intereventi per rendere fruibili ed operativi i propri esercizi. Non dimentichiamo che occorreranno giorni, per non dire settimane, per riaprire e che, nell’oggi,  necessita tempo per riappropriarsi della propria vita e di quelle che erano, fino a qualche mese fa, banalissime abitudini come andare al mare, sedersi ad un bar, cenare al ristorante, recarsi al cinema. Un tempestivo e ponderato riavvio  consentirà, naturalmente e senza imposizioni, di gestire la ripartenza senza rischi di assembramento. 

E allora, siccome ce ne vorrà  per eliminare dalla nostra mente lo spettro del COVID-19 e per riappropriarci delle nostre consuetudini, accantoniamo il lusso di perdere dell’altro tempo, #Agiamotempestivamente 

Concludo riportando un  monito: «La salute mentale va preservata come quella fisica...riaprire sarà più difficile di quanto lo sia stato chiudere». (Anders Tegnell, capo della task force svedese).

 

P.S.

1. Sono assolutamente  consapevole dell’impopolarità della mia posizione, tuttavia, sono altrettanto convinto che chi ha responsabilità di governo a vari livelli, soprattutto nei momenti difficili, non deve badare all’umore del popolo (nella fattispecie condizionato da una narrazione parziale e di brevissimo periodo. A tale riguardo, invito ad un’attenta riflessione sul monito che ho riportato alla fine del mio pensiero la cui portata reale forse non è stato ben compresa ) bensì guardare al di là del proprio naso e preoccuparsi del suo benessere anche al costo di divenire antipatico. Di poi, senza entrare sulla bontà o meno del pensiero espresso, è sempre bene avere spunti su cui riflettere.    

2.  Ad oggi, non esiste una soluzione: «Non esiste la strada giusta o sbagliata in quest’emergenza — ha riconosciuto sul New York Times l’infettivologo Lars Ostergaard, dell’Aarhus University di Copenaghen —: solo il futuro ci dirà chi ha preso la strada migliore».

3. Ancora, riporto il concetto di salute così come adottato dall'OMS nella sua carta fondativa del 1948: ”stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”

torna all'inizio del contenuto