Ancora sulle politiche coronavirus

di Giovanni Macrì (sindaco di Tropea)

10.04.2020

Pochi giorni fa ho espresso le mie perplessità sull’efficacia e sulla sostenibilità economica e sociale delle strategie messe in atto dal Governo per combattere il Coronavirus. Oggi vedo, con piacere, che il dibattito inizia a prendere piede, prova ne siano, tra i tanti, gli autorevoli interventi del celeberrimo settimanale britannico “The Economist” e del direttore de “Il Sole 24Ore”, dott. Fabio Tamburini, che, peraltro, già lo scorso 25 di febbraio nel suo consueto editoriale metteva in guardia dai rischi economici e sociali che la pandemia avrebbe prodotto se non si fosse utilizzato il buon senso e la ragionevolezza. Eccone uno: “Occorre capire che l’emergenza va governata senza catastrofismi  soltanto così riusciremo ad evitare che questo Paese, il nostro Paese si schianti con la velocità di una Ferrari contro il muro. E’ bene che chi ha posizioni di comando nei settori di attività più diverse recuperi la capacità di assumersi delle responsabilità, atteggiamento ben diverso dal coprirsi le spalle scegliendo la via più comoda evitare ogni rischio precorrendo la strada più semplice quella di evitare ogni decisione che porti con sé il benché minimo rischio. E’ indispensabile fare esattamente il contrario: utilizzare la testa per riportare sotto controllo le emozioni.  In questo modo sarà possibile evitare che all’impatto negativo del Coronavirus se ne sommi un altro dell’esito ancora più disastroso: il colpo di grazia alle aziende italiane e al Paese.”.     

Oggi voglio solo proporre un sunto degli autorevoli interventi cui facevo sopra cenno in modo da condividere ulteriori ed intessenti spunti di riflessione.  

Ebbene, inizio dall’articolo dell’Economist commentato da Gianluca Mercuri il 4 aprile scorso per il Corriere della Sera: «Fino a quando potremo permetterci di dire che una vita umana non ha prezzo?» L’Economist analizza le misure prese fino ad oggi nei vari Paesi: «Ogni scelta ha costi sociali ed economici, e va aiutato chi le paga di più. Sui giovani cadrà gran parte del peso. E il costo del distanziamento sociale potrebbe superare i benefici». Quanto siamo disposti a spendere e a perdere nella lotta al virus? Quanti soldi, quanti posti di lavoro, quante aziende, quanto futuro, quante prospettive per le prossime generazioni, per i bambini che stiamo tenendo chiusi in casa? Quanto saremo capaci di mettere sempre la vita umana — la vita di qualunque essere umano, di qualunque età e di qualunque condizione fisica — prima di ogni considerazione che oggi ci appare cinica, ma prima o poi può sembrarci invece realistica? Questi sono gli interrogativi che l’Economist, con il suo noto cinismo, si pone per arrivare questa amara conclusione:  «Forse non troveremo presto vaccini e cure. Con l’estate, le economie avranno subito crolli a doppia cifra. Mesi di reclusione casalinga avranno minato coesione sociale e salute mentale». Alla fine, «il costo del distanziamento potrebbe superare i benefici». E questo «ancora nessuno è pronto ad ammetterlo».

 

Altrettanto significativo, l’ultimo intervento del Direttore del Sole24Ore, Fabio Tamburini, nel corso dell’edizione del 9 aprile della rassegna stampa in onda su Radio24. Nel commentare la c.d. “Fase 2” e il problema della ripartenza, evidenziava la necessità di non compromettere quanto finora fatto sul fronte sanitario al costo di gravissimi sacrifici bloccando il Paese, tuttavia  occorre avere bene a mente il vecchio adagio “chi non lavora non mangia” e  il nostro Paese non si autoalimenta,  di talché un blocco così totale e per un periodo così prolungato ed indeterminato, non siamo in grado di permettercelo anche perché non è dato sapere chi pagherebbe questo salatissimo conto, chi ci darebbe la cosiddetta “michetta”. Occorre, dunque, porsi in tempi rapidi il problema della ripartenza in quanto non possiamo permetterci questo blocco anche perché i nostri vicini (Germania, Francia, Spagna) non lo hanno fatto e stanno guadagnando fette di mercato a scapito delle nostre aziende.

Si tratta di due autorevoli posizioni che impongono una seria riflessione alla quale il Governo continua a sfuggire colpevolmente non avendo il coraggio e la forza di dire le cose per come stanno. Delegare la gestione del bollente e complesso dossier ai medici che hanno, evidentemente, una visione molto parziale e limitata della problematica, quindi, un approccio incompatibile con il benessere e la vita del Paese in senso lato, potrebbe rilevarsi un grande fallimento.       

 

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