La splendida città di Tropea aderisce al progetto delle Città Identitarie

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15/12/2020

La splendida città di Tropea aderisce al progetto delle Città Identitarie, e CulturaIdentità l’accompagnerà in questa opera di promozione culturale e identitaria fortemente voluta dall’attuale Amministrazione. Il prossimo anno si svolgeranno importanti celebrazioni per ricordare i 450 anni dalla battaglia di Lepanto, di cui la perla del Tirreno fu protagonista.
Infatti, il 7 ottobre 1571 tre galee tropeane guidate dal colonnello Gaspare Toraldo parteciparono alla battaglia di Lepanto. L’armata navale della Lega Santa di Don Giovanni d’Austria, riuniva contro l’imponente armata ottomana le flotte spagnole, veneziane, pontificie, genovesi, sabaude, toscane, urbinati e dei Cavalieri di Malta: 204 galee e 6 galeazze, munite di 1815 cannoni. Insieme al Toraldo, che fu uno dei primi ad abbordare una nave nemica e a piantarvi lo stendardo di San Marco, vi parteciparono i nobili Leonardo e Cesare Galluppi, Andrea Frezza, Stefano Soriano, Francesco Portogallo, tre Fazzari, un Carrozza e tre Barone, tra questi Ferdinando morto in battaglia. Il contributo dei marinai calabresi e siciliani fu determinante per l’esito dello scontro, Venezia possedeva una flotta potente ma scarseggiava di marinai esperti, che furono arruolati in queste regioni.La vittoria di Lepanto rese la libertà a molti calabresi catturati dai corsari barbareschi e incatenati ai remi delle navi. Nella relazione del doge Sebastiano Veniero del 1572, sarà esaltato il Toraldo, il quale offrì ben 1200 soldati calabresi alla causa. A Tropea la memoria di Lepanto si connesse nel tempo alla più antica festa popolare de “I tri da Cruci”. È bene contestualizzare questo evento militare, che ebbe grande risonanza all’epoca. Dopo che l’Impero Ottomano conquistò Cipro ai danni di Venezia, papa Pio V colse l’occasione per realizzare il suo disegno politico: l’unione militare delle potenze cattoliche per affrontare con imponenti forze navali l’Impero Ottomano che riuniva gran parte del mondo musulmano, mettendo così fine alla minaccia che gravava sulla Cristianità. Siamo nella primavera del 1570, un anno e mezzo dopo, il 7 ottobre 1571, la Lega Santa infliggerà ai turchi una sconfitta catastrofica. Uno scontro mai visto prima d’allora, una schiacciante vittoria, ma al tempo stesso una battaglia vinta all’interno di una guerra persa, quella per il possesso di Cipro. La vera vittoria cattolica non si misurò in conquiste territoriali. L’importanza di Lepanto è nel suo enorme impatto emotivo in un’Europa dilaniata da guerre dinastiche e di religione. Ne derivarono una miriade di libelli: i tropeani Cesare Tomeo e Cola Maria Fazzari celebrarono in raccolte liriche l’evento; di relazioni: come quella del Veniero; memorie: Miguel de Cervantes partecipò alla battaglia; feste popolari: come I tri da Cruci; rievocazioni nelle arti figurative: arazzi, affreschi, dipinti, incisioni. Lepanto è stato spesso interpretato come uno scontro tra Oriente e Occidente, equiparato alla battaglia di Salamina del 480 a.C. e di Azio del 31 a.C. La vittoria delle potenze europee avrebbe sventato per sempre il pericolo Ottomano e quindi una diffusione dell’Islam in Europa. La storiografia moderna, in primis Alessandro Barbero,confuta queste interpretazioni, sottolineando che Lepanto fu un evento all’interno di secoli di guerre e di scontri diplomatici che accompagnarono i rapporti tra Europa cristiana e Impero Ottomano dalla caduta di Costantinopoli (1453) alla pace di Passarowitz (1718). L’Impero Ottomano, la Spagna e la Repubblica di Venezia si contendevano ormai l’egemonia di un Mediterraneo, che, dopo la scoperta delle Americhe, stava cessando il suo millenario ruolo di epicentro politico ed economico.

Dario Godano

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